25 ago 2015

Recensione Come un Fiore Ribelle di Jamie Ford

Editore: Garzanti
Pagine: 352
Data di pubblicazione: 10 Ottobre 2013
Ambientato a Seattle nel periodo della grande depressione economica e finanziaria che investì prima gli Stati Uniti e poi il mondo intero, Come un fiore ribelle, Di Jamie Ford, è un romanzo che racconta la struggente storia di due anime, quella di un ragazzo che sogna di vivere un grandioso futuro e quella di una donna, che cerca di fuggire dal suo tremendo passato, entrambi alla ricerca di amore, speranza e perdono. Il ragazzino ha dodici anni, si chiama William ed è per metà cinese e per metà americano. Da cinque anni vive in un orfanotrofio di Seattle, vi è entrato quando il corpo senza vita di sua madre è stato trasportato fuori dal piccolo appartamento in cui vivevano. Da quando è nell’orfanotrofio l’amore è stato sostituito con la disciplina. Ma per William oggi è un giorno speciale, le suore hanno arbitrariamente stabilito che quello è il giorno del suo compleanno, è, in realtà, il compleanno di tutti i bambini dell’istituto, che per l’occasione vengono portati a teatro. Tra gli attori che compaiono, a William sembra di scorgere una donna che assomiglia incredibilmente a sua madre. A lui però avevano detto che sua madre era morta. Deciso a scoprire la verità, William fugge con Charlotte dall’orfanotrofio e insieme cercano di cercare la donna. Ma Seattle in quegli anni è un luogo oscuro e violento. Le strade nascondono mille insidie e pericoli, eppure qui, tra il contrasto delle strade buie e le luminose insegne dei teatri e dei club, William incontra uno sguardo che non ha mai dimenticato. Come un fiore ribelle, di Jamie Ford, è lo struggente racconto di un ragazzino che cerca l’affetto di una famiglia e un luogo chiamato casa.

- Una storia di sacrifici, sentimenti forti e coraggio -

Mi aspettavo tutt'altra lettura.
La copertina è un po' fuorviante: mi aveva fatto credere che il libro avesse uno stile più orientaleggiante.
Come già specificato nella trama di copertina, la storia si svolge a Seattle.

Sono i protagonisti a fare la differenza: sono persone di origine orientale stabilitisi in America.
Immigrati o figli di immigrati nati in Occidente, con qualche eco Orientale a condizionare ancora il loro stile di vita (antenati, tradizioni, tratti somatici).

La vicenda ha inizio nel 1934, in un orfanotrofio/collegio gestito da suore e nel quale sono ospitati sia orfani che ragazzini mandati a studiare dai genitori.
Il ritmo è scandito dalla quotidianità, dalle regole ferree delle suore, che impongono ai bambini un regolamento rigidissimo: poco tempo dedicato agli svaghi e più ai doveri.
Quasi tutti i personaggi che l'autrice ha deciso di approfondire e di far emergere hanno un tratto caratteristico che li rende unici, diversi:
William Eng, uno dei personaggi principali, è l'unico ragazzo dai tratti cinesi nell'orfanotrofio. 
La sua migliore amica, Charlotte, è una ragazzina cieca, incompresa dai più e in simbiosi solo ed esclusivamente con Will.

Nell'Istituto non si può fare alcun riferimento ai propri genitori, ma Will, in segreto, farà di tutto per trovare la madre.
Will è quasi sicuro di conoscerne l'identità: pensa si tratti di Willow Frost: un'attrice, ballerina e cantante famosissima. 

Per arrivare al succo della storia, bisogna però tornare un po' indietro nel tempo, dieci anni prima.
Grazie a un lungo e intenso flashback pressochè privo di interruzioni, il lettore ha modo di conoscere meglio la Willow Frost del passato, conosciuta allora con il suo nome di battesimo: Liu Song Eng.  
La scalata verso il successo di Liu viene raccontata dal principio.
Prima di diventare famosa, era una povera ragazzina, nata e cresciuta nella Chinatown di Seattle, è orfana di padre e vive con un patrigno freddo e una madre in fin di vita da mantenere.

Come per William, si ripresenta il problema della discriminazione razziale dovuta ai suoi tratti orientali.
Anche all'interno della stessa comunità cinese, la giovane è considerata una reietta: costretta a cantare in strada per guadagnarsi da vivere, la sua professione è considerata una vergogna, al pari della prostituzione, dalle donne cinesi modello.


"Per le aziende di bianchi lei era troppo orientale, e per quelle cinesi troppo moderna, troppo occidentale"

Da fenomeno da baraccone a icona di stile, da dilettante a diva acclamata il passo è lungo: prima di raggiungere la notorietà, Liu affronta un periodo costellato dalle difficoltà economiche, in bilico tra famiglia e carriera.
Unico conforto: il profondo legame stabilitosi con il figlio, il sostegno di un'amicizia e una storia d'amore.

"Voleva trovare il suo suolo, non solo sul palcoscenico, ma nella vita". 

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